Creare business vincenti partendo da zero: è davvero possibile? Noi crediamo proprio di sì. E non siamo i soli!
In questo articolo, ti raccontiamo la storia di imprenditrici e imprenditori di successo che ce l’hanno fatta. Storie motivazionali e percorsi di crescita importanti, che speriamo possano accendere la tua curiosità e stimolarti nel portare avanti il tuo business con ancora più forza.
Vedrai che hanno tutti un tratto in comune: non si sono arresi. E hanno costruito ciascuno la propria strada senza uniformarsi agli altri e ai trend del momento, ma iniziando proprio da ciò che di più prezioso abbiamo tutti noi: la nostra diversità. Quello che ci rende unici agli occhi del mondo, che ci fa scegliere e che ci distingue, nella vita personale così come in quella lavorativa.
Non dimentichiamolo mai!
Howard Schultz
“Il successo non è un diritto. Deve essere conquistato ogni giorno.”
Non preoccuparti se questo nome, di primo acchito, non ti ricorda nulla. Continua a leggere, e capirai presto di quale incredibile business stiamo parlando!
Nato negli anni ’50 a Brooklyn da una famiglia che versava in difficoltà economiche, il giovane Howard Schultz inizia a svolgere diversi lavori mal pagati, stressanti e in condizioni precarie. Tuttavia, riesce ad ottenere una borsa di studio e a laurearsi. Le successive esperienze lavorative saranno importanti per la sua formazione, facendogli scoprire una particolare predisposizione per le vendite e un innato talento nello scovare realtà commerciali da far crescere. Così, quando nel 1981 conosce un promettente rivenditore di caffè che aveva un piccolo negozio a Seattle, Howard non esita un attimo e ne coglie subito il potenziale.
Quel negozio si chiamava Starbucks.
Howard Schultz decide di licenziarsi, abbandonare New York e trasferirsi a lavorare nel piccolo caffè, con la valigia piena di grandi progetti per svilupparlo. Complice un viaggio a Milano, dove scoprirà tutta la magia del caffè e soprattutto dell’arte italiana nel servirlo al bar, creando per i clienti un momento di pausa rilassante e un’esperienza autentica di puro piacere, Howard lancia una propria catena di locali di successo, “Il Giornale”.
In seguito, quando i proprietari di Starbucks mettono in vendita l’attività, decide di acquistarla. Sarà l’inizio di uno dei più grandi business internazionali, con oltre 30.000 store in tutto il mondo e un fatturato che va oltre i 26 miliardi di dollari.
Joy Mangano
“Se hai un’idea, fai di tutto per realizzarla.”
A volte, ad accendere la famosa lampadina delle idee più brillanti è una necessità quotidiana. La storia di questa grande imprenditrice italo-americana, che oggi vanta un patrimonio di circa 70 milioni di dollari, ne è una grande dimostrazione!
Nata nel 1956 a East Meadow (New York), Joy Mangano ha una grande inventiva nel DNA. Ma non è stato tutto semplice, anzi.
Nel 1989 divorzia dal marito, e si ritrova ad affrontare una situazione molto difficile dal punto di vista economico, con ben tre figli da mantenere. Eppure, come spesso accade, sono proprio i periodi più complessi della nostra vita a rivelarsi fucine di straordinarie idee, ed è così che il successo di Joy ha finalmente inizio.
Di necessità, virtù.
Durante le faccende domestiche quotidiane, Joy ha l’idea di creare un oggetto innovativo: il Miracle Mop, uno strumento leggero e facile da utilizzare, che consente una pulizia dei pavimenti più efficace con meno tempo e meno fatica. Dapprima prodotto a mano dalla stessa Joy intrecciando metri e metri di filo di cotone, la sua invenzione ottiene un grande successo a livello locale, fino ad essere notata da QVC, un importante canale televisivo dedicato alla televendita. Il resto, è storia.
La brillante intuizione di Joy Mangano non si ferma qui: a fare davvero la differenza è stata lei stessa, scegliendo di metterci la faccia e presentare personalmente in TV il suo rivoluzionario prodotto, dimostrando straordinarie doti comunicative. Joy riesce a parlare al cuore delle persone, e in pochissimo tempo gli ordini arrivano alle stelle.
Oggi, Joy Mangano è proprietaria di un’azienda che ha all’attivo oltre 100 brevetti, molti dei quali hanno portato alla nascita di prodotti famosi in ogni Paese.
Ralph Lauren
“Non disegno abiti, disegno sogni.”
Forse non tutti sanno che uno degli stilisti più celebri al mondo, vero portavoce del lusso americano, era in realtà di origini molto umili. E stilista proprio non doveva diventarlo!
Nato nel Bronx alla fine degli anni ‘30, Ralph Lauren è figlio di immigrati bielorussi. I genitori, ebrei, vogliono per lui una carriera come rabbino. Eppure, Ralph è fin da piccolissimo un grande appassionato di moda, e per questo decide di lavorare come commesso nel celebre negozio di abbigliamento Brooks Brothers. Il lavoro, in sé, non lo entusiasma, e così Ralph inizia a disegnare una propria collezione di cravatte, colorate ed eccentriche. Di quel periodo dirà:
“Stavo facendo semplicemente ciò che amavo, cravatte diverse da ogni altra sul mercato, più originali. Non volevo essere il migliore, solo fare le cose a modo mio”.
Ebbene, fare le cose a modo suo lo porterà in un primo momento a incassare una serie di rifiuti da un settore evidentemente non ancora pronto ad accoglierlo. Tuttavia, questo non farà che motivare ulteriormente il futuro stilista, finché qualcuno inizia a credere alle sue idee, condividendone la visione fuori dagli schemi e investendo affinché vengano realizzate. Da quel momento, riuscirà a vendere 500.000 cravatte firmate Polo! Sarà solo il principio di una carriera costellata da creazioni destinate a diventare vere icone fashion, rappresentate dal famoso logo del giocatore a cavallo.
La sua idea vincente? Fare di uno sport come il polo un vero e proprio simbolo di un’élite elegante e al tempo stesso sportiva, curata e pratica, conquistando il mercato globale.
La sua battaglia più importante è stata vincere il tumore al cervello diagnosticato quando aveva soli 40 anni, grazie anche al supporto della famiglia, alla quale Ralph Lauren è sempre stato profondamente legato. L’esperienza lo ha portato a creare la Polo Ralph Lauren Foundation, che sostiene la ricerca contro il cancro.
Oggi, Ralph Lauren è il secondo stilista più ricco del mondo dopo Giorgio Armani, con un patrimonio che si stima attorno ai 6 miliardi di dollari.
Giorgio Squinzi
“Ci ha lasciato tantissimo, idee, linee guida, modi di fare, pensieri su come si fa gioco di squadra che noi dovremmo cercare di esaltare al massimo… era unico.”
(Francesco Magnanelli su Giorgio Squinzi)
La vita di questo grande imprenditore inizia durante uno dei periodi più difficili della storia. Giorgio Squinzi nasce infatti nel 1943 in provincia di Bergamo, dove la sua famiglia è costretta a sfollare a causa del secondo conflitto mondiale. Il padre Rodolfo pochi anni prima aveva fondato la Mapei, una piccola ditta di materiali per l’edilizia. Giorgio è appassionato di chimica fin da bambino, e ama rifugiarsi nella stanza in cui si trova il laboratorio chimico dell’azienda. Sarà lì che farà la sua prima scoperta: un adesivo cementizio, l’Adesilex P9, precursore di uno dei prodotti di maggior successo della Mapei.
Nel 1976 avviene la svolta: l’azienda diventerà fornitore ufficiale degli adesivi per la posa delle piste di atletica alle Olimpiadi di Montreal. È solo l’inizio.
Alla guida della Mapei dal 1980, Giorgio sarà fautore del processo di internazionalizzazione aziendale, vedendo in questo una straordinaria opportunità di sviluppo, con una precisa ed efficace strategia: ogni sede deve mantenere al proprio interno un laboratorio di ricerca e sviluppo, sempre guidato da un professionista del luogo, in grado quindi di comprendere e interpretare i bisogni e le richieste di ciascun paese. Sarà questa la vera forza dell’impresa, diventata negli anni una multinazionale leader nella produzione di adesivi e prodotti chimici per l’edilizia.
Nel frattempo, la vita e la carriera di Giorgio Squinzi sono costellate di grandi successi: nel 2012 viene eletto presidente di Confindustria, in seguito sarà presidente di Federchimica e vicepresidente di Assolombarda, oltre che presidente del Consiglio di Amministrazione del Gruppo 24 Ore. In tutte le sue prestigiose cariche, ha sempre ribadito l’importanza dell’industria e del settore manifatturiero come forza trainante dell’economia italiana e internazionale. Senza dimenticare lo sport. Grande tifoso e appassionato di calcio, dal 2002 fino alla morte, avvenuta nel 2019, Giorgio Squinzi è stato orgoglioso proprietario della squadra calcistica del Sassuolo.
Oggi, Mapei è presente in oltre 80 paesi e conta più di diecimila dipendenti.
Steve Jobs
“Dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario.”
Del co-fondatore e CEO di Apple si è già raccontato moltissimo nel corso degli anni, a partire dalle sue frasi più celebri – una fra tutte, “Stay hungry, stay foolish” pronunciata all’Università di Stanford – fino a ripercorrerne le vicende professionali e umane. La figura di Steve Jobs possiede indubbiamente un grandissimo potere motivazionale, anche dopo la morte avvenuta nel 2011, e la sua personalità è stata capace di lasciare un segno indelebile nella storia.
Creatività, ambizione, talento, curiosità e un pizzico di sana pazzia: tutto questo ha reso Steve Jobs un vero guru della tecnologia, fondando appena ventenne nel garage di casa la Apple Computer Inc. Eppure, Jobs non era un programmatore, non era un ingegnere, non era insomma il cosiddetto “esperto del settore”, ma aveva qualcosa di straordinario e unico: credeva in un’idea, probabilmente al momento giusto nel posto giusto. E aveva deciso di perseguirla assieme a persone capaci di crederci con la stessa intensità, con la stessa convinzione.
Quell’idea avrebbe cambiato la vita a intere generazioni.
Nel film Steve Jobs di Danny Boyle, il protagonista – un Jobs magistralmente interpretato dal candidato all’Oscar Michael Fassbender – risponde così a chi lo rimproverava di non avere competenze tecniche: “I musicisti suonano i loro strumenti, io suono l’orchestra.” In pratica, quello che rendeva grande il suo lavoro non era la capacità di suonare uno strumento, ma di far suonare l’orchestra intera in una meravigliosa armonia. Questa frase vi ricorda qualcosa? J
Francesca Bardelli Nonino
“Nonino è la prova che quando ci metti passione, tutto è possibile ed io di questa realtà voglio far parte con tutta me stessa.”
A poco più di trent’anni, Francesca Bardelli Nonino – orgogliosa rappresentante della sesta generazione della celebre grappa di cui porta il nome – è diventata una vera celebrità nei social network.
L’influencer della grappa.
Grazie a contenuti freschi e particolarmente attrattivi, Francesca racconta online la vita e le avventure della sua nota famiglia di distillatori friulani. Tra un video in cui spiega come realizzare bevande e cocktail a base di grappa, e storie direttamente dall’orto dell’amata nonna, dove cresce un raccolto eccezionale grazie alla vinaccia distillata usata come concime, Francesca avvicina sempre più persone all’universo della grappa, facendosi portavoce di questo meraviglioso prodotto italiano.
Pensare che tutto ha avuto inizio durante la pandemia da Covid-19, un periodo difficilissimo e complesso per tutti noi. Le visite in distilleria non erano possibili, e così Francesca ha deciso di cambiare prospettiva, organizzando masterclass online gratuite per illustrare la distillazione artigianale Nonino, ottenendo un successo strepitoso.
Entrata in azienda nel 2016 come Brand Ambassador, oggi Francesca si occupa di tutto ciò che riguarda la comunicazione aziendale. E se l’ingrediente principale di ciò che fa si chiama passione, anche la formazione ha avuto un ruolo fondamentale per Francesca. Laureata in economia aziendale, ha successivamente ottenuto la certificazione di bartender, è sommelier WSET di terzo livello e ha conseguito due Master.
“Voglio vivere il fatto di essere una giovane donna in questo settore come una sfida e un’opportunità insieme, sperando di raccontare la Grappa da un nuovo punto di vista.”
Grappa Nonino nel 2019 ha vinto il premio di Wine Enthusiast come Migliore distilleria del mondo, primo brand di grappa ad aver ottenuto questo riconoscimento, e oggi festeggia i 150 di attività, portando il Made in Italy in tutto il mondo anche grazie all’appassionato, originale e sincero racconto di Francesca.
Fonte citazioni: Tgcom24
Leonardo Del Vecchio
“Giorno per giorno, mese per mese, anno per anno l’azienda si trova dove è adesso. Non che io abbia mai sognato e sperato di arrivare fino a qui. Ci sono arrivato portato da un abbrivio, da un’idea iniziale, che mi spingeva ad essere il meglio possibile… e tutti i giorni ho calcato questo percorso.”
La vita di Leonardo Del Vecchio, scomparso di recente, non è iniziata certo nell’agiatezza. Ad appena sette anni, viene trasferito in un orfanotrofio a Milano su richiesta della madre, che non riusciva a occuparsene dovendo lavorare tutto il giorno, ma ne desiderava “un’accurata educazione”, come lei stessa scriveva.
Leonardo ammetterà in seguito di essere stato molto segnato dalla crescita senza padre e senza una vera famiglia. Anche da lì, forse, deriva parte della sua grande forza di volontà.
Un self-made man che ha reso grande l’Italia.
A soli 14 anni lavora come garzone in una fabbrica che produce medaglie e coppe, mentre frequenta la scuola serale di design dell’Accademia di Brera. In Trentino, a Pieve Tesino, arriva per lavorare come operaio in un’impresa di incisioni metalliche. Qualche anno dopo, trasferitosi ad Agordo, inizia a produrre gli stampi degli occhiali da sole. È l’origine di Luxottica, di cui Leonardo diventa unico proprietario nel 1969, a soli 34 anni.
Quotata in borsa nel 1990, Luxottica si afferma come il più grande produttore e distributore di ottica a livello internazionale. È un sogno che si avvera.
Leonardo lascia un impero costruito con tenacia, forte convinzione e generosità, guidato da una profonda umiltà, senza mai dimenticare le proprie radici.
Zhou Qunfei
“Se non fosse stato per la mia insegnante di scuola elementare, che mi ricordava di essere sempre attenta ai dettagli, forse non avrei avuto l’ispirazione per pensare a questa invenzione.”
Da operaia a imprenditrice. E non un’imprenditrice qualunque: oggi Zhou Qunfei, nata in un piccolo villaggio della Cina centrale nel 1970, è considerata la più giovane e ricca in assoluto, con un patrimonio che sfiora i 10 miliardi di dollari.
La sua vita è il perfetto esempio di come un’intuizione possa davvero ribaltare completamente le cose. E pensare che tutto è cominciato… da un fiore di loto!
Proprio così. Zhou ha dichiarato che sono stati i dettagli a darle l’idea per realizzare gli schermi degli smartphone più richiesti al mondo. Un giorno, si accorge che, quando piove, sulle foglie di loto le gocce scorrono lasciando la superficie asciutta, come se fosse protetta da una pellicola. Si ispira a questo il vetro resistente ai graffi che l’ha resa celebre.
Orfana di madre dall’età di 5 anni, con il padre non vedente a causa di un incidente sul lavoro, Zhou è costretta a rimboccarsi presto le maniche, abbandonando gli studi giovanissima, per cercare un impiego e aiutare la sua famiglia. Inizia quindi a lavorare in una fabbrica che produce lenti per orologi, in condizioni durissime e con una paga misera. Quando riesce a risparmiare 3.000 dollari, decide di inaugurare un suo laboratorio, nel quale realizza artigianalmente lenti di alta qualità, occupandosi di ogni fase produttiva.
La forza di un business sta nell’attenzione e nella cura per i dettagli.
Ci vogliono ben dieci anni perché il piccolo laboratorio diventi una vera azienda, la Lens Technology. Il 2003 è l’anno della svolta, e Zhou viene contattata dai vertici della Motorola per progettare lo schermo di un nuovo cellulare. È solo l’inizio di un successo destinato a crescere esponenzialmente: gli schermi di Zhou verranno in seguito scelti dalle più grandi multinazionali del settore, come Samsung, Apple, LG.
La sua intuizione, nata osservando un fiore in un piccolo villaggio cinese, l’ha portata a creare una realtà imprenditoriale straordinaria. Ma per arrivarci, come lei stessa afferma, ha dovuto fare grandi sacrifici, tra cui vendere per ben due volte la propria casa per poter pagare lo stipendio ai suoi dipendenti.
I traguardi sono costellati di passi difficili e sfide quotidiane. Il segreto è non mollare, restare focalizzati e mantenere alta l’attenzione. Perché le idee migliori vanno ascoltate.
Cosa ci insegnano queste incredibili storie
Dalla vita e dai percorsi di queste grandi imprenditrici e grandi imprenditori, abbiamo imparato che il successo non è niente se non viene condiviso, e che le proprie radici e la famiglia sono una fonte inesauribile di forza.
Abbiamo capito che l’ispirazione resta vuota se non è supportata da determinazione, impegno e instancabile lavoro. Abbiamo visto come l’attenzione ai dettagli porta a fare grandi cose e ottenere i migliori risultati, con un po’ di sana follia, di creatività visionaria e di coraggio nell’avere un approccio diverso, non convenzionale, come piace a noi di Amajor.
Abbiamo compreso quanto sia necessario comunicare bene, mettendoci la faccia con orgoglio, carisma, generosità e umiltà, ma anche con trasparenza e onestà, perché le imprese vincenti sono lo specchio degli imprenditori che le hanno create.
E infine, ma non per ultimo, abbiamo avuto un’ulteriore prova di come sia indispensabile circondarsi di persone che credono nei nostri sogni e decidono di sposarne i valori per aiutarci a raggiungerli. Noi lo chiamiamo allineamento valoriale, ed è un elemento fondamentale del nostro metodo, con cui supportiamo la crescita e l’efficienza delle imprese.
Vuoi scoprire anche tu la straordinaria importanza dei valori e quanta forza possono portare al tuo business?
Scrivici e parlaci della tua azienda: ti aspettiamo a braccia aperte!